martedì 21 luglio 2009

Teorie e Modelli economici sul Forex

Le principali teorie economiche che hanno fondamento nel foreign exchange hanno a che fare con le condizioni di parità.
Una condizione di parità è una spiegazione economica del prezzo al quale due valute dovrebbero essere scambiate, che si basa su fattori come l'inflazione ed il tasso di interesse. Le teorie economiche suggeriscono che quando una condizione di parità non viene raggiunta, esiste un'opportunità di arbitraggio per i partecipanti al mercato.
Comunque le opportunità di arbitraggio, come in molti altri mercati, sono scoperte velocemente e eliminate prima che venga dato all'investitore individuale la possibilità di capitalizzare su di esse.
Altre teorie si basano su fattori economici come il commercio, il flusso di capitali e il modo in cui un paese gestisce i propri affari.


Teoria principale: Purchasing Power Parity (PPP) ovvero Parità dei poteri d'acquisto (PPA)

La PPA è la teoria economica per cui il livello dei prezzi tra due paesi dovrebbe essere equivalente all'altro dopo l'aggiustamento dovuto al tasso di scambio. Le basi di questa teoria è la legge del prezzo unico, dove il costo dello stesso identico bene dovrebbe essere lo stesso in tutto il mondo. Basandosi su questa teoria, se c'è una gran differenza di prezzi tra due paesi per lo stesso prodotto, dopo aver cambiato la moneta, allora si crea un'opportunità di arbitraggio, dal momento che il prodotto può essere ottenuto dal paese che lo vende a prezzo più basso.

La versione relativa della PPA è la seguente:
e = (p1 - p2)/(1 + p2)
"e" rappresenta il tasso di cambio e p1 e p2 rappresentano il tasso di inflazione per un paese 1 e 2 rispettivamente.

Ad esempio, se il tasso di inflazione per il paese 1 è del 10% e per il paese 2 è del 5%, allora la valuta del paese 2 si dovrebbe apprezzare del 4,76% contro la valuta del paese 1:
Apprezzamento previsto = (0,10 - 0,05)/(1 + 0,05)= 0,05/1,05= 4,76%


Parità dei Tassi d'interesse

La parità dei tassi d'interesse è simile alla PPA, ovvero indica che perché non si verifichino condizioni di arbitraggio, due beni in due paesi diversi dovrebbero avere tasso d'interesse simile, fintanto che il rischio per ciascuno di essi è lo stesso.
La base per questa parità è ancora una volta la legge del prezzo unico, quindi acquistare un bene come investimento in un paese dovrebbe portare allo stesso ritorno economico che quello acquistato in un altro paese, altrimenti i tassi d'interesse dovrebbero essere aggiustati per equilibrare la differenza secondo la seguente formula:
i1 - i2 = ((F - S)/S) * (1 - i2)
Dove F rappresenta il tasso di cambio Forward, S il tasso di cambio Spot, i1 il tasso di interesse nel paese 1 e i2 il tasso di interesse nel paese 2.


Continua...

lunedì 20 luglio 2009

Cos'e' Forex?

Il foreign exchange market si ha quando una valuta viene scambiata con un'altra. Il foreign exchange market è di gran lunga il più grosso mercato nel mondo, in termini di valore delle transazioni, e include gli scambi che avvengono tra grosse istituzioni bancarie, banche centrali, speculatori valutari, imprese multinazionali, governi, e altri mercati finanziari ed istituzioni. L'attività di scambio che ha luogo nei mercati fx globali assomma a più di 1.900 miliardi di dollari al giorno (in media). I trader retail (piccoli speculatori) sono una parte minima di questo mercato. Essi possono partecipare solo indirettamente per il tramite di broker o banche e possono essere vittime di truffe, chiamate scams (dall'inglese to scam = truffare).

A quanto sostiene Peter Garnham sul sito del Financial Times (Pubblicato: 9 ottobre 2006 20:48) "Il foreign exchange market avrà duplicato la sua dimensione l'anno prossimo, in soli tre anni, grazie ad un incremento della partecipazione da parte dei gestori di fondi e dei fondi pensione, è quanto sostenuto da una ricerca uscita lunedi. TowerGroup, una società di consulenza e ricerca finanziaria, dice di attendersi che i volumi totali giornalieri sul foreign exchange market eccedano i 3.000 miliardi di dollari nel 2007. I volumi del foreign market, cresciuti dai 1.770 miliardi di dollari del 2004 ai 2.000 miliardi l'anno scorso, erano destinati a crescere fino a 2.600 miliardi di dollari quest'anno e fino a 3.600 miliardi di dollari l'anno prossimo, per via dell'accettazione del mercato valutario come un asset class a tutti gli effetti, nelle parole della TowerGroup.

Il mercato fx è un mercato monetario interbancario o tra altre controparti, creato nel 1971 quando cominciarono ad apparire tassi di cambio fluttuanti. Il foreign exchange market è enorme se comparato ad altri mercati. Ad esempio, il volume medio giornaliero di scambi che riguardano i buoni del Tesoro USA è di 300 miliardi di dollari e il mercato azionario USA ha un volume medio giornaliero di meno di 10 miliardi di dollari. Dieci anni fa il Wall Street Journal ha stimato che il volume giornaliero degli scambi che avvengono sul forex ecceda i 1.000 miliardi di dollari. Oggi questa cifra è cresciuta fino ad eccedere i 1.800 miliardi di dollari al giorno.

Prima del 1971 un accordo internazionale denominato Bretton Woods Agreement impediva la speculazione sui mercati valutari. Gli accordi di Bretton Woods erano stati conclusi nel 1944 con il fine di stabilizzare le valute internazionali e prevenire la fuga dei capitali tra le nazioni. Questi accordi fissarono un tasso di cambio tra tutte le valute ed il dollaro e fissarono il tasso di cambio tra il dollaro e l'oro (35 dollari per oncia). Prima di tale accordo il gold exchange standard era in uso fino dal 1876.Il gold standard prevedeva l'uso dell'oro come base di ciascuna valuta e in questo modo impediva a re e governanti di svalutare arbitrariamente il denaro e di innescare l'inflazione.

Il gold exchange standard presentava, comunque, dei problemi. Al crescere, un'economia avrebbe importato beni dall'estero fino all'esaurimento delle riserve auree. Il risultato di ciò era una restrizione dell'offerta di moneta nel paese che causava un innalzamento dei tassi di interesse comportante un rallentamento dell'attività economica che avrebbe potuto portare anche alla recessione.

Infine la recessione avrebbe causato una caduta dei prezzi dei beni così in basso che essi sarebbero apparsi convenienti ad altri paesi. Ciò a sua volta portava ad un flusso inverso di oro in entrata nell'economia e il risultante aumento nell'offerta di moneta causava una caduta del tasso d'interesse ed un rafforzamento dell'economia. Tali pattern di boom-recessione erano frequenti nel mondo durante gli anni del gold exchange standard e fino allo scoppio della Prima guerra mondiale che interruppe il libero flusso degli scambi e di conseguenza i movimenti dell'oro.

Dopo la guerra fu adottato il Bretton Woods Agreement , col quale le nazioni partecipanti accettavano di mantenere il valore delle loro valute all'interno di uno stretto margine di cambio con il dollaro. Un tasso era anche fissato per stabilire il rapporto del dollaro rispetto all'oro. Alle nazioni era proibito di svalutare la propria valuta oltre il 10% per migliorare la propria posizione commerciale. In seguito della Seconda guerra mondiale il commercio internazionale si espanse rapidamente per via delle esigenze di ricostruzione post-bellica e ciò comportava massicci movimenti di capitali. Ciò destabilizzava i tassi di cambio che erano stati fissati per mezzo degli accordi di Bretton Woods.

Tali accordi furono infine abbandonati nel 1971, e in seguito a ciò il dollaro non fu più convertibile in oro. A partire dal 1973, le valute delle nazioni maggiormente industrializzate divennero più liberamente fluttuanti, essendo spinte principalmente dalle forze dell'offerta e della domanda. I prezzi erano formati da volumi, velocità e volatilità crescenti durante gli anni 70. Ciò porto alla nascita di nuovi strumenti finanziari, alla deregolazione del mercato e al libero scambio. Comportò inoltre un aumento del potere degli speculatori.

Negli anni 80 i movimenti internazionali di capitali ebbero un'accelerazione per l'avvento dei computer ed il mercato divenne continuo, con scambi che si svolgevano tra i continenti asiatico, europeo ed americano, ed i relativi fusi orari. Le grosse istituzioni bancarie crearono sale operative in cui centinaia di milioni di dollari, sterline, euro, e yen venivano scambiati nel giro di pochi minuti. Gli odierni broker operano quotidianamente nel forex, avvalendosi di strumenti elettronici, ad esempio a Londra, dove singoli scambi per decine di milioni di dollari vengono conclusi in pochi secondi. Il mercato è cambiato significativamente essendo la maggior parte delle transazioni finanziarie finalizzate non all'acquisto o alla vendita di beni ma al fine di speculare sul mercato essendo l'intento della gran parte degli operatori di fare soldi con i soldi.

Londra si è affermata come il principale centro finanziario globale ed è il più grosso mercato forex del mondo. Tale affermazione non è dovuta solo al suo posizionamento, che le consente di operare durante l'apertura dei mercati asiatici ed americano, ma anche alla creazione del mercato dell'Eurodollaro. Il mercato dell'Eurodollaro si venne a creare durante gli anni 50 quando i proventi che l'Urss derivava dalla vendita del petrolio, tutti denominati in dollari, venivano depositati al di fuori degli USA per il timore che venissero bloccati dalle autorità statunitense. Questa pratica fece sì che un grosso quantitativo di dollari statunitensi si trovasse al di fuori del controllo degli Stati Uniti. Queste vaste riserve di liquidità erano molto attraenti per gli investitori di tutto il mondo in quanto erano soggette ad una regolazione molto meno penetrante e offrivano una redditività più elevata.

Al giorno d'oggi Londra continua a crescere in quanto un numero crescente di banche americane ed europee stabiliscono i loro quartieri generali regionali nella city. I volumi scambiati su questi mercati sono enormi e le banche più piccole, gli hedgers commerciali e i piccoli investitori hanno raramente accesso diretto a questo mercato liquido e competitivo, sia perché non soddisfano i requisiti di credito necessari sia perché le dimensioni delle loro transazioni sono troppo limitate. Ad ogni modo oggi i market maker possono scomporre le loro grosse unità inter-bank ed offrire ai piccoli operatori l'opportunità di comprare e vendere un numero qualsiasi di tali unità più piccole (lots).

Il forex è unico sotto numerosi profili:

volume degli scambi,
l'estrema liquidità del mercato,
il gran numero e la varietà degli operatori attivi sul mercato,
il decentramento geografico,
la durata giornaliera degli scambi - 24 ore al giorno (fatta eccezione per i weekend)
la varietà di fattori che influenzano i tassi di cambio,
A quanto risulta dallo studio Triennial Central Bank Survey 2004 della Banca dei Regolamenti internazionali, il turnover giornaliero medio sui mercati forex tradizionali è stimato ammontare a 1.880 miliardi di dollari. Le medie giornaliere relative all'aprile di differenti anni, in miliardi di dollari sono rappresentate nel grafico seguente:

Turnover del mercato forex globale:

621 miliardi di dollari spot
1.260 miliardi di dollari in derivati, di cui
208 miliardi di dollari in forward
944 miliardi di dollari in forex swaps
107 miliardi di dollari in FX options.

I futures contracts relativi al forex furono introdotti nel 1972 alla Chicago Mercantile Exchange ed essi sono attivamente scambiati in relazione con la maggior parte degli altri contratti future. Il volume dei Forex futures volume è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, pur ammontando solo al 7% circa del volume totale del mercato forex, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal Europe (5/5/06, p. 20).

I dieci trader più attivi effettuano circa il 73% del volume degli scambi, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal Europe, (2/9/06 p. 20). Queste grandi banche internazionali forniscono in continuazione al mercato sia i prezzi bid (di acquisto) che ask (di vendita). Il bid/ask spread è la differenza tra i prezzi alla quale una banca od un market maker è disposto a vendere ("ask", o "offer") ed il prezzo al quale un market maker è disposto a comprare ("bid") da un cliente wholesale. Questo spread è minimo per coppie di valute molto scambiate, ammontando solitamente a soli 1-3 pip. Ad esempio, il rapporto bid/ask tra EUR/USD sarebbe 1,2200/1,2203. Il volume minimo per la maggior parte delle transazioni è solitamente 100.000 dollari.

Tali spread possono non applicarsi alla clientela retail delle banche, le quali in genere fanno un mark up sul rapporto portandolo in ipotesi a 1,2100 / 1,2300 per i trasferimenti, o 1,2000 / 1,2400 per le banconote od i travelers' cheques. I prezzi spot dei market makers variano, ma tra EUR/USD solitamente non superano i 5 pip (ossia 0,0005). La concorrenza ha determinato un notevole restringimento degli spread per le maggiori valute, fino a minimi che variano tra 1 e 1,5 pip.





Strumenti finanziari [modifica]
Le tipologie di strumenti finanziari comunemente utilizzate sono molteplici.

Forward transaction: Un modo per fare fronte al rischio di cambio è l'entrare in un contratto forward. In tale transazione, il denaro non passa di mano fino ad una data futura prestabilita. Un compratore ed un venditore si accordano su di un tasso di cambio in una data futura, e la transazione si verifica in quella data al tasso di cambio stabilito, indipendentemente dai tassi di cambio di mercato effettivi. La durata di un tale contratto può essere di giorni, mesi o anche anni.

Futures: I futures sulle valute estere sono transazioni forward caratterizzate da importi e scadenze standard - ad esempio, 500.000 sterline il prossimo novembre ad un tasso prestabilito. I Futures sono standardizzati e sono solitamente scambiati in un mercato creato ad hoc. La durata media del contratto è di circa 3 mesi. I contratti futures solitamente comprendono qualsiasi ammontare di interessi.

Swap: La tipologia più comune di transazione forward è lo swap su valute. In uno swap, due parti si scambiano valute per un certo periodo di tempo e si accordano ad invertire la transazione in una data futura. Gli swap non sono contratti standard e non vengono scambiati in un mercato.

Spot: Una transazione spot è uno scambio caratterizzato dalla scadenza di due giorni, diversamente dai Futures contracts, che solitamente hanno scadenza di tre mesi. Questa transazione rappresenta uno "scambio diretto" tra due valute, ha la durata più breve, e riguarda denaro liquido più che un contratto; e gli interessi non sono inclusi nella transazione concordata. I dati per questo studio provengono dallo Spot market.


Tassazione in Italia [modifica]
I proventi derivanti dal trading sui mercati valutari, sono tassati solo se le valute acquistate sono tenute oltre i 7 giorni lavorativi prima di venderle e se il loro importo supera i 51.645,69 euro (100 milioni delle vecchie lire) (i-ter art.67 D.P.R. 917/86). Per questo motivo, la tassazione di tali attività in Italia è pressoché inesistente in quanto si usa nello stesso giorno chiudere e riaprire le posizioni, in modo da far cadere il vincolo dei 7 giorni richiesti dalla Legge per far scattare la tassazione.

fonte

Continua...

lunedì 13 luglio 2009

Fare soldi on-line, qualche consiglio....

Che cos'è esattamente l'internet marketing? E' un modo rapido e semplice per fare soldi online? Anche a te è stato promesso di guadagnare rapidamente attraverso l'internet marketing, ma hai sentito l'odore di una fregatura? Oggi molti (sedicenti) esperti spacciano l'internet marketing per la ricetta del guadagno online facile, ma in realtà le due cose sono radicalmente diverse.
Nel corso di questo articolo, Enrico Madrigano, esperto di internet marketing e di SEO, spiega in maniera chiara e diretta in cosa si differenziano i due concetti:


Fare web marketing significa creare un valore costruito su misura intorno ai bisogni/desideri del cliente/mercato, dopo ripetuti test, verifiche e sperimentazioni. "Fare soldi" significa solo vendere a chi vuole comprare, anche in poco tempo e anche se non c'è nessuna creazione di valore aggiunto.

Se vuoi saperne di più su come stare attento ai "guru" del guadagno facile e veloce, continua a leggere:

Credo che chi mischia volutamente il "fare soldi online" con il "web marketing", lo faccia più per ingrassare il carniere che per creare cultura. Infatti la frase "fare soldi" fa abboccare molti più pesci all'amo. Non a caso le parole chiave "soldi online" sono le parole più ricercate sui blog di marketing online.

Uno dei principi base del marketing è: "dai alla gente ciò che vuole". E dato che la frase "fare soldi" crea nella mente dell'ignaro navigatore desideri e bisogni impulsivi molto più profondi e voraci dell'asettica parola "web marketing", allora il gioco funziona.

I nuovi guru del web marketing hanno capito questo gioco e sanno che mischiare il concetto di web marketing con quello di "fare soldi online" crea la miscela perfetta. Funziona da secoli in America e funziona altrettanto bene in Italia.

Possiamo fargliene una colpa? Non credo: loro, come noi, vogliono fare soldi.
Possiamo tirargli l'orecchio? Assolutamente si. Se i due concetti non vengono correttamente distinti allora si fa il gioco delle tre carte.

Fare web marketing significa creare un valore costruito su misura intorno ai bisogni e ai desideri del cliente o del mercato, e solo dopo ripetuti test, verifiche e sperimentazioni. "Fare soldi" significa solo vendere a chi vuole comprare, anche in poco tempo e anche se non c'è nessuna creazione di valore aggiunto.

Per fare un esempio, io oggi posso fare soldi mettendomi con il carretto dei gelati su una spiaggia affollata all'ora di punta, quando il sole picchia duro sulla testa dei bagnanti. Ho un prodotto che vende da solo, buono o schifoso che sia (tanto, al massimo, se fa schifo lo si scopre dopo).

Se però voglio trasformare il mio carretto di gelati nella multinazionale Algida allora le cosa cambiano, e parecchio. Allora sì che mi serve il marketing per andare oltre. Altrimenti tra un anno sono ancora lì, nella solita spiaggetta, a vendere i soliti quattro gelati.

I due concetti quindi, "fare soldi" e "fare web marketing", vanno perfettamente a braccetto, a patto che siano ben differenziati da chi li propone. Chi mischia volutamente i due concetti crea una pietanza tanto appetitosa quanto avvelenata. Nel breve periodo frutta molto, ma nel lungo porta solo disgrazie.

Ho visto questa miscela applicata da anni sul mercato americano, praticamente ovunque, ma in primis nel web marketing, dove di guru ne nascono ogni giorno più dei funghi. E' sempre la stessa storia, fatta di gente che ripropone la solita minestra fatta dai soliti "make money online" e "super-guru web marketing secrets".

Non ci sarebbe niente di male se non fosse che il 99% di questa minestra viene fatta con le solite ricette ricopiate da anni e riproposte da guru che non l'hanno mai provate né sperimentate sulla propria pelle. In Italia va un pochino meglio perché culturalmente siamo più bravi a fiutare le fregature. Ma non so per quanto durerà.

Fare soldi è qualcosa che in certi casi può avvenire spontaneamente, in poco tempo e senza troppi sforzi. Per fare marketing serve invece un grande impegno, una forte costanza e tanto tempo per provare, sperimentare e riprovare tutte le strategie. Per dirla in una parola serve esperienza, tanta esperienza e sperimentazione pratica sul campo.

Chi questa esperienza se l'è fatta con gli anni e con il sudore, se non per rispetto, almeno per coerenza con la propria professione, non te la rivenderà mai come la formula per "diventare ricchi in 24 ore, vendendo gelati sulla spiaggia". Molte persone lo capiscono subito, altre invece devono cadere nella trappola prima di capirlo. E anche questo fa parte delle regole del mercato.

stralcio da masternewmedia

Continua...

venerdì 10 luglio 2009

Definiamo il termine "Marketing"

Il marketing (termine anglosassone, spesso abbrieviato con mktg e solo erroneamente con mkt, che invece sta per mercato) è un ramo della scienza economica che si occupa dello studio descrittivo del mercato e dell'analisi dell'interazione del mercato, degli utilizzatori con l'impresa. Il termine prende origine dall'inglese market, cui viene aggiunta la desinenza del gerundio per indicare la partecipazione attiva, cioè l'azione sul mercato stesso.

Marketing significa letteralmente "piazzare sul mercato" e comprende quindi tutte le azioni aziendali riferibili al mercato destinate al piazzamento di prodotti, considerando come finalità il maggiore profitto e come causalità la possibilità di avere prodotti capaci di realizzare tale operazione.

Il marketing può rivolgersi ai consumatori, e in questo caso si parla di marketing B2C , (business to consumer, "dall'impresa al consumatore"), spesso definito semplicemente marketing; oppure, può rivolgersi al mercato delle imprese, e in questo caso prende il nome di marketing industriale o marketing B2B, (business to business, "da impresa a impresa").

Sono da citare anche il marketing dei servizi (compagnie aeree, catene alberghiere...) e il marketing istituzionale (fatto cioè da istituzioni). Di significato meno economico è il marketing politico, così come quello che le aziende riservano ai propri dipendenti e che viene comunemente definito, sebbene impropriamente, marketing B2E (business to employee, "da impresa a dipendente").

Questa attività pertanto può fungere da "interfaccia" tra l'impresa e il contesto esterno (insieme al settore vendite, import/export, pubbliche relazioni e altri), osservandone il comportamento e presidiando, almeno in parte, i flussi informativi uscenti dall'impresa (voluti o non voluti), e incamerando le conoscenze provenienti dall'esterno; tra queste sono compresi i deboli segnali che consentono di comprendere, possibilmente in tempo utile, le modifiche al mercato che si realizzeranno in un prossimo futuro.

L'analisi della posizione competitiva dovrebbe essere diffusa nella direzione delle varie funzioni, ma spesso è lasciata al marketing, che utilizza modelli come le "5 forze di Porter" (teorizzate dal docente universitario statunitense Michael Porter), modelli analitici come la matrice del Boston Consulting Group o le 7S della McKinsey, le ricerche ed indagini di mercato e le segmentazioni del mercato.

Il marketing è inoltre volto alla creazione del valore per il cliente, e uno dei suoi scopi è creare un posizionamento della marca (brand) nella mente del consumatore attraverso tecniche di brand management. Le ultime tendenze sono volte allo studio del marketing esperienziale, che abbraccia la visione del consumo come esperienza, in cui il processo di acquisto si fonde con gli stimoli percettivi, sensoriali ed emozionali.

Di recente comprensione e sviluppo è il cosiddetto "marketing territoriale" (o "geomarketing") che, quale attività strategica di sviluppo economico e sociale, si pone il prioritario obiettivo di analizzare, comprendere, valorizzare e definire le strategie di sviluppo più consone per lo sviluppo di sistemi economico produttivi locali. La prioritaria esigenza è quella di produrre una sostanziale evoluzione del comprensorio territoriale in virtù delle specifiche caratteristiche espresse o latenti. Nell'era della globalizzazione, in altre parole, ha lo scopo di formulare una strategia di sviluppo competitivo organico per l'intero territorio accentuando l'attenzione sulle tipicità e le valenze dello stesso.

Le fasi che precedono la definizione di un programma strategico di marketing territoriale sono:

L'analisi del territorio e del suo sistema economico e sociale;
L'individuazione delle caratteristiche e delle potenzialità espresse ed inespresse;
La comprensione delle tipicità e delle valenze proprie del comprensorio;
L'individuazione delle variabili e dei condizionamenti territoriali;
L'individuazione dell'attuale potenziale specifico ed aggregato e di quello esprimibile dal territorio;
L'individuazione del collocamento "merceologico" del comprensorio;
La definizione del programma di marketing territoriale devono tenere conto:

Dei soggetti pubblici e privati presenti sul territorio e delle loro specifiche competenze ed esigenze;
Della necessità di produrre effetti positivi sia sul sistema economico locale che sull'intera società;
Dalla necessità di sviluppare politiche di aggregazione operativa e funzionale tra i diversi soggetti coinvolti o beneficiari delle attività;
Della necessità di sviluppare progetti e programmi capaci di generare risultati strutturali e tangibili nel breve, medio e lungo perido;
Dell'impossibilità di modificare sostanzialmente le attività in corso se non in termini evolutivi;
Della necessità di valorizzazione, ristrutturazione, riconversione e riqualificazione di strutture o realtà non più economicamente rappresentative o non utilizzate per il loro specifico potenziale;
Dell'esigenza di produrre effetti economicamente rilevanti in considerazione della pluralità e peso dei soggetti coinvolti;
Del fattore tempo che impone scelte e decisioni in linea con l'evoluzione dei mercati.
Il concetto di marketing territoriale non deve quindi essere frainteso con una semplice attività di natura promozionale che invece dipende dalla definzione di piani strategici definiti e programmati a monte. Altro concetto molto importante afferente al marketing territoriale, che alcune teorie propongono, è la costituzione del Marchio d'Area, definito come l’individuazione di un’area territoriale che si impegna a progettare e realizzare una rete di servizi, sia pubblici che privati, tra loro omogenei, coordinati e complementari, non sovrapponibili e non concorrenziali (esempio tipico è il marchio d'area "Salento d'Amare che vuole valorizzare la realtà del territorio salentino). La proliferazione di tali marchi deve prescindere da una seria e profonda modifica delle politiche di promozione e valorizzazione nazionale necessarie per la maggiore comprensione delle valenze e specificità espresse dalle singole località. Se è vero quindi che l’MdA si riferisce ad una precisa area geografica, che si identifica in alcune caratteristiche che la rendono tipica, questa non può prescindere dalla piena comprensione di quanto il valore globale nazionale incida sulla definizione delle strategie e sui riscontri generabili dalle stesse. In tal senso, la definizione di un MdA presuppone l’identificazione chiara delle tipicità del territorio oggetto dell'analisi e le conseguenti azioni su tale territorio attuate in base alle sue tipicità al fine di valorizzare i vantaggi competitivi territoriali tipici di tale area.

stralcio da wikipedia

Continua...

giovedì 9 luglio 2009

Article marketing

L’Article Marketing è un forma di Advertising che mira a promuovere un’azienda o i suoi prodotti attraverso la distribuzione di articoli. La divulgazione di queste informazioni corredate dai riferimenti e contatti del redattore sui diversi canali che la rete mette a disposizione ha lo scopo di:

1. Generare traffico diretto al sito web

2. Gestire la propria reputazione online

3. Incrementare la propria link popularity

La pubblicazione degli articoli può avvenire attraverso la segnalazione ai siti nati esclusivamente per l’Article Marketing, la partecipazione a blog e a riviste online specializzate nel proprio settore. L’obiettivo della campagna di Article Marketing è aumentare la disponibilità in rete di documenti che possano tornare utili alla causa aziendale.

Molte delle risorse in cui si fa segnalazione per la pubblicazione dei propri articoli vengono indicizzate dai motori di ricerca. Una buona percentuale del traffico che questi siti otterranno dalle query degli utenti convertirà in visite a favore dell’azienda attraverso i link presenti tra i riferimenti degli articoli.

Inoltre, gli articoli indicizzati saranno utili per gestire la propria brand reputation nei motori di ricerca. Oggi gli utenti hanno a disposizione strumenti sempre più semplici per versare in rete nuove informazioni, commenti ed esperienze. Si tratta di dati su cui le aziende non hanno controllo e che una volta metabolizzati dai motori di ricerca andranno a soddisfare le query degli utenti. L’Article Marketing permette anche di aumentare e gestire ciò che si dice in rete del proprio prodotto o azienda. Infine, grazie ai collegamenti ipertestuali inseriti nei riferimenti degli articoli, la campagna di Article Marketing è diventata un’attività fondamentale per l’incremento della link popularity dei siti web di cui si cura la visibilità nei motori di ricerca.


fonte wikipedia

Continua...

Indicizzazione (motore di ricerca)

Per indicizzazione si intende l'inserimento di un sito web nel database di un motore di ricerca, mediante l'uso di apposite parole-chiave. Generalmente è un procedimento che le aziende di web hosting forniscono a pagamento, ma che si può svolgere anche in proprio.
L'indicizzazione di un sito internet, in altre parole, è il momento in cui il sito viene riconosciuto dai motori di ricerca e quindi compare nelle loro pagine di risposta alle interrogazioni degli utenti web.
Diversa cosa è il posizionamento, che è invece un'azione volta a determinare che un sito compaia in una specifica posizione nelle pagine di risposta dei motori (cioè nelle prime posizioni).

Dal lato dei motori di ricerca, l'indicizzazione dei siti web è la loro prima e fondamentale operazione.
Dopo averli registrati, i motori di ricerca scansionano periodicamente i siti presenti nei propri archivi per verificare eventuali aggiornamenti: tramite particolari programmi chiamati spider ("ragni"), entrano in un sito e ne incominciano a leggere il codice sorgente alla ricerca di nuove modifiche del contenuto o della struttura. Quando uno spider trova un link a un'altra pagina del sito o ad un altro sito, analizza anche quest'ultimo.
Quando il motore di ricerca termina la lunga operazione di scansione dei siti già presenti in archivio comincia a scansionare tutti i siti proposti dai webmaster tramite il servizio add url (segnala un sito) che si trova in tutti i motori di ricerca.

Il sito non viene indicizzato, totalmente o in parte, se nel codice HTML sono presenti istruzioni come meta name="robots" content="noindex", oppure, in caso di foto, meta name="robots" content="noimageindex".


Classificazione dei siti [modifica]
Dopo aver scansionato la rete e quindi indicizzato (nel senso di raggruppato) una grandissima mole di pagine web, il motore di ricerca passa alla seconda fase: classificarle e posizionarle in base a delle parole chiave che rispecchino il più possibile il sito. In questo modo i motori di ricerca, tramite particolari algoritmi, assicurano ai loro utenti contenuti validi e aggiornati. Ogni motore utilizza algoritmi particolari, come il PageRank di Google, che attribuisce ad una pagina un'importanza che dipende dal numero di collegamenti che puntano a tale pagina dagli altri siti internet.
Ultimamente i motori di ricerca tendono a penalizzare, ma non sempre, l'uso di segnalazioni/indicizzazioni automatiche tramite software. Indicizzazioni ripetute della stessa pagina vengono considerate spam.

I tempi di indicizzazione di un sito internet possono variare da poche settimane ai tre mesi. Nel caso si utilizzi il servizio pay per inclusion l'indicizzazione avviene dopo pochi giorni, versando una somma per ogni pagina che si intende far indicizzare. Con questo metodo l'inserimento della pagina è garantito.

fonte wikipedia

Continua...

mercoledì 8 luglio 2009

Banner web

Il banner web o banner ad (detto in italiano anche striscione, striscia o targa pubblicitaria) è una delle forme pubblicitarie più diffuse su internet e rientra nella tipologia di marketing definita promotion marketing online. Questa forma di messaggio promozionale consiste nell'inserire un annuncio su una pagina web. È concepito per attrarre un visitatore ad un sito web commerciale proponendo un link alla pagina web dell'inserzionista. Il messaggio è costituito da un'immagine (GIF, JPEG), programmi JavaScript o applicazioni multimediali sviluppate in Java, ShockWave Flash o Flash, che spesso comprendono suoni o animazioni per attrarre un maggior numero di utenti. Tali immagini hanno spesso una forma molto allungata, in alcuni casi alta e stretta, in altri larga e bassa. Queste immagini sono spesso collocate in pagine web di interesse, come giornali online o risorse web.

Il banner web viene mostrato quando la pagina che lo contiene viene aperta da un browser. Questo evento viene definito in gergo tecnico impression. Sempre in linguaggio tecnico il click dell'utente sul banner, viene definito click through.

Molti banner si basano su sistemi a pagamento basati sul click-through rate. Quando l'azienda pubblicizzata rileva il numero di click effettuati sul banner, invia una somma di denaro all'ospitante (generalmente 0,05 o 0,10 €). Questo è quindi il metodo col quale la maggior parte dei siti web si autofinanzia.

La funzione dei banner web è la medesima dei sistemi classici di promozione: informare gli utenti dell'esistenza di un prodotto o di un servizio e proporre le motivazioni per le quali l'utente dovrebbe acquistare il prodotto, ma i banner si differenziano per il fatto che i risultati della campagna pubblicitaria sono consultabili in tempo reale e possono essere rivolti ad un pubblico realmente interessato.

Molti navigatori sono disturbati dalla presenza dei banner, poiché distraggono dal contenuto della pagina web e consumano parte della banda di connessione. Le ultime versioni dei browser includono al loro interno plug-in in grado di bloccare la comparsa dei banner e dei pop-up all'interno dei siti web visitati. Un altro metodo per eliminare la presenza dei banner è quello di utilizzare un proxy server abilitato al blocco della pubblicità.

Questo strumento pubblicitario ha avuto una decisa evoluzione negli ultimi anni ed è sempre più considerato come complemento di campagne pubblicitarie più ampie. Recentemente sono stati istituiti diversi premi dedicati all'interno di concorsi pubblicitari.

Banner è anche il nome di un abandonware che permetteva di creare striscioni per stampanti a modulo continuo.



fonte wikipedia

Continua...

negozio online

Lettori fissi

  ©Fare Soldi Nel Web. Template by Dicas Blogger.

TOPO